domenica 12 ottobre 2008

Cogli l'attimo..

Giorni fa ho ripreso in mano un vecchio libro, eredità dei miei primi anni di superiori. "lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" che per i più probabilmente potrebbe essere un titolo fuorviante. Si tratta in effetti di un romanzo non troppo "facile", di quelli che piacciono davvero o diventano noiosi e pateticamente filosofici. Ma non e' del libro in se' che voglio parlare quanto piuttosto della situazione scolastica che lo ha portato alla mia attenzione.
La mia carriera tecnico industriale ha visto la luce nella sede distaccata di uno dei tanti ITIS di Torino in cui frequentai il biennio obbligatorio. Durante il primo anno ho avuto modo di incontrare un Prof. di italiano assolutamente coerente con la propria professione. Carattere sobrio e composto, programma preciso e ordinato e una competenza assolutamente all'altezza. Fu il secondo anno pero’ a regalarmi un’ esperienza unica nel suo genere, capace di lasciare in me il seme della voglia di andare oltre l’apparenza delle cose, germogliato anni dopo.
Come dicevo, l’inizio del secondo e ultimo anno in quella scuola fu portatore di un grande cambiamento. Scomparvero libri di testo di italiano, antologie, programmi didattici e tutto il resto. Le ore erano intrise solo di poesie…film…canzoni…testi di Guccini e Vasco… libri di Hesse, Wilde e Pirsing… Si ascoltava musica, si guardavano film, si leggevano poesie e poi si parlava, si parlava, si parlava. Sull’onda dell’ attimo fuggente che proprio in quei mesi rendeva il mondo del cinema un po’ meno banale, il prof. decise che le nostre giovani menti meritavano la possibilità di imparare un modo nuovo di ragionare. Ovviamente la maggior parte dei sedicenni immaturi e stupidi che popolavano la classe ( me compreso) videro in questa cosa solo il fatto che non avremmo dovuto studiare per un intero anno e fu effettivamente così.

Ma ora, a distanza di anni, mi rendo conto che la voglia di allargare i miei orizzonti, di non dire mai “non mi interessa” a priori, la voglia di leggere e rileggere, ascoltare e riascoltare, di non fermarmi alla prima impressione ma di guardare la cose da punti di vista diversi e provare a capire prima di giudicare, la voglia di cercare nelle cose il perché non indotto dal giudizio delle masse, derivano anche da quella persona e dal suo modo di essere un prof. di italiano.

Anni dopo trovai una frase di kazantzakis, scrittore cretese, che porto ancora con me :

Gli insegnanti ideali sono quelli che si offrono come ponti verso la conoscenza e invitano i loro studenti a servirsi di loro per compiere la traversata; poi, a traversata compiuta, si ritirano soddisfatti, incoraggiandoli a fabbricarsi da soli nuovi ponti

Grazie prof., ovunque lei sia…

4 commenti:

Unknown ha detto...

il tuo ricordo è molto simile al mio! anche io devo la gran voglia di lottare e la tenacia che mi ha accompagnato in diverse occasioni della mia vita a tre insegnanti del mio insignificante IPC (definito "scuola delle capre" dai liceali)... ma incontrando quei liceali all'università mi accorgevo che meno sapevano di me in materie tecniche e che ingoravano poesie che facevano vibrare il banco in quarta A nella scuola delle capre!una Standing Ovation ai professori che sanno trasmettere!

Lo Zio ha detto...

concordo.. chi sei?

Anonimo ha detto...

ho incontrato polifemo alla fermata del pullman poco tempo fa, sì ricordava (o così mi ha fatto credere) in effetti anche io conservo un bel ricordo :)

Anonimo ha detto...

...perchè dobbiamo essere così stolti da nn capire in tempi brevi chi ci vuol veramente bene e ci vuol far crescere da veri uomini...perchè dobbiamo aspettare anni a dire GRAZIE!
enrico